L’abito fa il monaco perché se non portasse quell’abito nessuno di noi saprebbe che è tale!

Così sosteneva la mia Prof. di religione (che era anche un Avvocato) ai tempi del Liceo. Una frase che mi rimase impressa allora e che ricorre sovente ancora oggi…

Posto che, ognuno di noi è libero di decidere se l’abito fa o non fa il monaco, quel che è certo, che ci sono occasioni in cui il monaco lo fa!!!

L’apparenza spesso inganna, è vero, e non basta certo un vestito o una divisa a creare “un’identità”.

Ma per capire è necessario osservare e l’abbigliamento è spesso la metafora di qualcosa, la mise racconta, a volte anche inconsciamente. I vestiti esercitano forti poteri su chi li indossa, molto spesso sono un rigido simbolo di appartenenza, nel caso del monaco inequivocabile…ecco perché se non portasse quell’abito nessuno di noi saprebbe che è tale.

Una sorta di nuova carta d’identità?

Proviamo a capire meglio.

Sappiamo con certezza che esistono due linguaggi fondamentali che permettono la relazione tra le persone, il linguaggio verbale e il linguaggio non verbale. A tal proposito, molte ricerche hanno dimostrato che in una comunicazione interpersonale, il messaggio viene trasmesso per il 7% dalle parole, per il 38% dal tono della voce e per il 55% attraverso il linguaggio del corpo. Quando parliamo di linguaggio del corpo parliamo anche di aspetto esteriore, ovvero: abbigliamento, conformazione fisica e cura della persona e tra queste, l’abbigliamento è di certo la componente più influente dell’aspetto esteriore.

Ti stai chiedendo perché l’abbigliamento influisce così tanto?

Perché rappresenta un canale privilegiato di presentazione di sé e quindi della nostra personalità.

E’ la prima cosa che viene vista e percepita di noi e resta inalterata nel tempo: esiste solo una prima volta in cui le persone possono incontrarsi e solo i primi 4 minuti di quel primo incontro lasciano nell’altro un ricordo permanente. Il nostro aspetto esteriore è considerato una forma di comunicazione determinante nell’incontro tra le persone e nella percezione che gli altri hanno di noi, soprattutto a prima vista.

L’abbigliamento fornisce importanti informazioni su di noi e provvede all’auto-presentazione: la sua funzione principale è aiutare le persone a “negoziare” la propria identità, aiutandoci a definire le situazioni e i contesti in cui ci troviamo e spesso diventa anche “un modo per dire chi sei senza dover parlare”.

In tal senso, gli abiti assumono una vera e propria funzione discorsiva, nella nostra vita lavorativa, durante gli incontri di lavoro, quando dobbiamo affrontare un colloquio o un provino, quando rappresentiamo un’azienda, un prodotto, ci presentiamo da un cliente ma anche nelle relazioni sociali e nei rapporti interpersonali l’abbigliamento gioca un ruolo chiave.

Dunque, vestirsi in modo adeguato può fare molto la differenza!

E tu, sei consapevole di come ti presenti agli occhi degli altri? Del significato che il tuo aspetto può svelare?

La tua immagine racconta molto di te, più di quanto immagini, perciò l’abbigliamento diventa una componente importante da non trascurare.

Forse l’abito non farà “sempre” il monaco ma ci sono occasioni in cui lo fa!

Tutti noi dobbiamo in qualche modo esprimere chi siamo e lo facciamo anche attraverso il nostro aspetto esteriore e l’abbigliamento che scegliamo di indossare. Come ogni tipo di comunicazione, che ci piaccia o no, vestirsi implica compiere delle scelte che riguardano anche chi ci sta intorno, la società e il contesto in cui viviamo.

Da sempre siamo stati abituati a giudicare le persone per l’abito che indossano, per come sono vestite e appaiono ai nostri occhi ed oggi in una società che basa tutto o quasi tutto sull’immagine, il nostro aspetto prende una valenza ancora maggiore.

Cosa possiamo fare allora quando il “giudizio” degli altri risulta per noi così importante a tal punto da non poterlo ignorare?

Possiamo scegliere di indossare l’abbigliamento che più ci rappresenta, o quello più adatto al contesto o all’occasione in cui ci troveremo e farci giudicare esattamente per come vorremmo essere giudicati: strategia?

Certo che si!

«Un uomo non può annodarsi la cravatta, la mattina davanti allo specchio, senza avere la netta sensazione di fare una scelta ideologica o, almeno, di stendere un messaggio, in una lettera aperta ai passanti e a coloro che incontrerà durante la giornata» . (Umberto Eco)